Composto di ἀνά e πορεύω.
→ποντοπορεύω «attraversare il mare»; →πόρος «passaggio, stretto».
Hsch. δ1886, s.v. δίοντο· ἀνεπορεύοντο.
La principale attestazione nell’ambito della navigazione è in un passo di Cassio Dione (75.9.5) epitomato da Xifilino. α è qui riferito a soldati romani che, durante le campagne partiche di Settimio Severo, compiono un viaggio di ritorno sul Tigri a bordo di imbarcazioni e a piedi su una sponda del fiume. Nel commento all’Ecclesiaste di Didimo il Cieco (1.1-8, p. 14 l. 23) il participio ἀναπ̣[ορ]ε̣[υ]όμενοι è riferito ai fiumi, che, nell’interpretazione del testo biblico, procedono verso il mare, ma successivamente ‘tornano indietro’, per il fenomeno dell’evaporazione. Una sola attestazione in diatesi attiva è negli scholia vetera all’Odissea (10.2 l. 38) e rimanda alla navigazione fatta ‘indietro’ da Odisseo e dai suoi compagni a seguito dell’apertura dell’otre donato da Eolo.
Il verbo è attestato con un significato differente in un commento ad Alceo del II secolo d.C., pervenuto su papiro (Alc. ed. E. Lobel, D. Page, 306 [14] col. 2. ll. 10-11), dove indica il progredire di una impurità o di un morbo. Il verbo indica uno spostamento di soldati sulla terraferma in Dio Cass. 56.13.5.
- Binder – Liesenborghs 1979: Didymos der Blinde, Kommentar zum Ecclesiastes (Tura-Papyrus), Teil I.1, Kommentar zu Eccl. Kap. 1, 1 – 2, 14 (Einleitung, Text, Übersetzung, Indices), hrsg. und übersetzt v. G. Binder und L. Liesenborghs, Bonn 1979.
- Burzacchini 2001-2002: G. Burzacchini, Spunti serio-comici nella lirica greca arcaica, Incontri triestini di filologia classica, 1, 2001-2002, pp. 191-257.