Il termine è un composto del sostantivo ➔ἴκρια, e indica dunque ciò che sta sopra, sugli ➔ἴκρια (Beekes, EDG, I, 584-585). ➔ἴκρια è termine tecnico privo di etimologia; per alcune ardite proposte etimologiche cfr. s.v. ➔ἴκρια, Etimologia.
Cfr. s.v. ➔ἴκρια.
Σ ad ε 254, a Pontani ἐπίκριον] τὸ κερατάριον. καὶ ἑξῆς γοῦν φησι “τηλοῦ δὲ σπεῖρον καὶ ἐπίκριον ἔμπεσε πόντῳ” [ε 318], “«pennone»] la piccola antenna. E da qui dunque [Omero] dice «e la vela e l’antenna lontano caddero nel mare»”; Σ ad ε 254, b1 Pontani ἐπίκριον: τὴν κεραίαν, τὸ πλάγιον ξύλον τοῦ ἱστοῦ, ᾧ προσδέδεται τὰ ἄρμενα, “«pennone»: l’antenna, il legno trasversale dell’albero, al quale viene legato l’equipaggiamento navale” (cfr. Σ ad ε 254, b2 Pontani; Σ ad γ 353, b Pontani; Eust. in Od. 1533, 44; 1538, 55 Stallbaum; Eust. in Il. 1037, 32 van der Valk); Suid., ε2420 Adler, s.v. ε· τὰ τῆς νηὸς σανιδώματα, “il ponte della nave”.
a. A livello etimologico ε fa riferimento a ciò che si trova al di sopra degli ➔ἴκρια, termine che doveva in un primo momento indicare, secondo la ricostruzione di Kurt 1979, 128-132 (per il significato di ➔ἴκρια nella ricostruzione di Kurt e per i relativi rimandi alle fonti iconografiche antiche cfr. s.v. ➔ἴκρια, Trattazione, c), speciali strutture verticali di protezione per l’equipaggio che i carpentieri navali greci mutuarono dalle navi egizie e minoiche. Tali strutture erano dotate alle estremità di speciali forche che sorreggevano lo ε, ossia il pennone della nave, che dunque veniva a trovarsi sopra gli ➔ἴκρια, a contatto con essi, così come suggerisce la preposizione ἐπι-.[1] Questa spiegazione etimologica giustifica l’uso omerico di ε, che è attestato in due passi dell’Odissea in cui il pennone compare in chiara associazione con l’albero, al quale doveva essere in qualche modo attaccato: prima in 5, 254, in cui si descrive la costruzione da parte di Odisseo dell’imbarcazione a bordo della quale l’eroe lascerà l’isola di Calipso (ἐν δ’ ἱστὸν ποίει καὶ ἐπίκριον ἄρμενον αὐτῷ, “dentro poi fece l’albero e l’antenna ad esso congiunta” (Di Benedetto 2010)), e poi in 5, 315-318, in cui si narra della distruzione della stessa imbarcazione di Odisseo durante una tempesta (τῆλε δ’ ἀπὸ σχεδίης αὐτὸς πέσε, πηδάλιον δὲ | ἐκ χειρῶν προέηκε· μέσον δέ οἱ ἱστὸν ἔαξε | δεινὴ μισγομένων ἀνέμων ἐλθοῦσα θύελλα· | τηλοῦ δὲ σπεῖρον καὶ ἐπίκριον ἔμπεσε πόντῳ, “lui cadde lontano dalla zattera, e si lasciò sfuggire dalle mani il timone. E l’albero gli spezzò nel mezzo, sopraggiunto, un terribile turbine di venti cozzanti: lontano caddero in mare le vele e l’antenna” (Di Benedetto 2010).
Come chiaro omerismo ε compare anche in Ap. Rh., 2, 1262-1264, in un passo nel quale vengono descritti l’arrivo degli Argonauti al fiume Fasi e le operazioni di messa in sicurezza della nave: αὐτίκα δ’ ἱστία μὲν καὶ ἐπίκριον ἔνδοθι κοίλης | ἱστοδόκης στείλαντες ἐκόσμεον, ἐν δὲ καὶ αὐτόν | ἱστὸν ἄφαρ χαλάσαντο παρακλιδόν, “qui subito ammainarono le vele e l’antenna e le riposero nella custodia cava, poi inclinarono l’albero e lo deposero anch’esso” (Paduano, Fusillo 1986).[2]
b. Ben presto la genesi etimologica del termine ε venne a scontrarsi da un lato con il fatto che le navi greche cessarono di essere dotate di forche per il pennone, il quale veniva fissato direttamente all’albero, e dall’altro lato con lo slittamento semantico del termine ➔ἴκρια, che passò a indicare – e questo a dire il vero già in alcuni passi omerici – la struttura sopraelevata di poppa dove veniva alloggiato l’equipaggio, ovvero il mezzo ponte di poppa (cfr. s.v. ➔ἴκρια, Trattazione, c, d). ε divenne dunque incomprensibile in riferimento al pennone nel senso di ciò che sta sugli ἴκρια e fu progressivamente sostituito da nuovi termini che potessero più perspicuamente indicare questa componente della nave, come ➔κεραία (Aesch. Eu. 557, Thuc. 7.41: cfr. LSJ s.v. κεραία II, 1) o ➔κέρας (AP 5.203, Luc. Am. 6: cfr. LSJ s.v. κέρας V, 5), entrambi associabili all’immagine di qualcosa che sporge, che si protende come un corno, come in effetti può dare l’impressione di fare il pennone rispetto all’albero cui è fissato: così, del resto, parafrasano ε anche Σ ad ε 254, a Pontani e Σ ad ε 254, b1 Pontani.
[1] Per altri composti attestati in Omero in cui la preposizione ἐπί indica chiaramente la presenza di contatto si possono confrontare, per esempio, ἐπιχθόνιος (lett. “che sta sulla terra”) e ἐπισφύρια (lett. “ciò che sta sulle caviglie”, ossia le stringhe degli schinieri).
[2] Si consideri anche l’analogo passo di Orph. A. 760-762: Ἀγκαῖος δ’ ἤνωγε παραιφάμενος ἐπέεσσι | λαίφεά τε στέλλειν, καὶ ἐπίκριον αὖθι χαλάσσαι | ἱστὸν ἀνακλίναντας, ὑπ’ εἰρεσίῃ δὲ νέεσθαι, “e Anceo ci invita, incoraggiandoci con le sue parole, ad ammainare le vele e a deporre lì il pennone reclinando l’albero, e di navigare a remi” (trad. mia).
- Casson 1971: L. Casson, Ships and seamanship in the ancient world, Princeton 1971.
- Di Benedetto 2010: Omero. Odissea, introduzione, commento e cura di Vincenzo Di Benedetto, traduzione di Vincenzo Di Benedetto e Pierangelo Fabrini, testo greco a fronte, Milano 2010.
- Kurt 1979: C. Kurt, Seemännische Fachausdrücke bei Homer. Unter Berücksichtigung Hesiods und der Lyriker bis Bakchylides, Göttingen 1979.
- Paduano, Fusillo 1986: G. Paduano, M. Fusillo, Apollonio Rodio. Le Argonautiche, traduzione di Guido Paduano, introduzione di Guido Paduano e Massimo Fusillo, Milano 1986.