dolōn (δόλων, ὁ)

Autore Simone Rendina
Traduzione Controfiocco; pennone che porta il controfiocco
Termini trattati nella voce

δολωνικός, ή, όν «relativo al controfiocco».

Etimologia

Secondo Chantraine 1968-1980, I, 292 s.v. δ, il termine è attestato in età tarda, ed erroneamente si è supposto che sia un prestito dal latino, e che i due significati ai quali rimanda il termine (controfiocco e suo pennone; pugnale) derivino da etimologie separate. Neanche Casson 1971, 237-8 nota 62, esclude un’unica etimologia. Boisacq 1916, 195 s.v. δ, suggerisce un confronto con il norreno tiald e il tedesco moderno Zelt «tenda». Frisk 1960-1972, I, 408 s.v. δ, critica la debolezza di questo parallelo germanico e afferma l’impossibilità di chiarire l’etimologia di δ, e del prestito latino dolo/dolon, per via del significato fortemente tecnico e specialistico del termine; poiché tuttavia Poll. Onom. 1.91 interpreta δ come ἱστός («albero di nave»), allo studioso sembra più plausibile una connessione con il latino dolare («lavorare d’ascia»). Da ultimo Van Dongen 2014, 35, analogamente a Casson, ha proposto una connessione con il lessico che indica l’‘inganno’, in quanto δ rappresenta in alcune attestazioni letterarie una vela che permette di fuggire in maniera agile da scontri navali.

Termini linguisticamente connessi

δολωνικός, ή, όν «relativo al controfiocco»; aggettivo derivante da δ. Vd. P.Lond.ined. 2305 (III sec. a.C.): ξύλον εἰς τράπεζαν δολωνικήν.

Attestazioni lessicografiche

Suda δ1346, s.v. Δόλωνες· τὰ μικρὰ ἱστία. χαλάσαντας τὰ μεγάλα ἄρμενα, τοῖς μικροῖς, ἃ δὴ δόλωνας καλοῦσιν, ἕπεσθαι. καὶ αὖθις Δόλωνες. προβαλόμενος τοῦ παντὸς στόλου ναῦς ὀλίγας, ταύταις τοὺς δόλωνας ἐπαράμενος ἔπλει. οἱ δὲ Ῥωμαῖοι πλησίον γενόμενοι καθεῖλον τοὺς δόλωνας. Poll. Onom. 1.91, καὶ ὁ μὲν μέγας καὶ γνήσιος ἱστὸς ἀκάτειος, ὁ δὲ κατόπιν ἐπίδρομος, ὁ δὲ ἐλάττων δόλων. καλεῖται δέ τι καὶ λόγγασος. Philoponus, De vocabulis quae diversum significatum exhibent secundum differentiam accentus δ1, Δόλων· τὸ κύριον βαρύνεται, δολῶν· ἡ μετοχὴ περισπᾶται. Hsch. δ2174, s.v. δόλωνες· οἱ μικροὶ ἱστοὶ ἐν τοῖς πλοίοις. ἢ ξιφίδια ἐν ξύλοις ἀποκεκρυμμένα. Gennadius Scholarius, Grammatica 2.436, δόλωνες, τὰ μετὰ τὰ μέγαλα ἄρμενα. Pseudo-Zonar. Lexicon δ558, s.v. Δόλωνες. τὰ μεγάλα ἄρμενα.

Trattazione:

Le testimonianze letterarie riguardanti il termine δ in ambito navale si collocano in età ellenistica e tardoantica. Polibio, citando Zenone e Antistene di Rodi, attesta un uso del δ come vela singola, da innalzare per muovere la nave più velocemente; nell’episodio raccontato, tale vela serve ad allontanarsi in modo celere da uno scontro navale indesiderato (Polyb. 16.15.2; il contesto è la battaglia di Lade del 201 a.C., tra la flotta rodia e quella macedone; le navi dotate di questa vela sono rodie). In un passo di Diodoro Siculo la vela (anche in questo caso singola) è adoperata da una nave cartaginese in fuga da una battaglia; essa è innalzata in un momento di vento favorevole (Diod. Sic. 20.61.8). La testimonianza successiva proviene da Asterio il Sofista, autore ecclesiastico vissuto nel IV sec. d.C.: nell’ambito di una metafora sulla ἀγάπη cristiana, si illustra l’azione di chi riduce le vele ampie (πλατέα … ἄρμενα) e naviga con il δ, anche questa volta al singolare (Asterius, Commentarii in Psalmos 20.20). Ultima attestazione letteraria è nella narrazione della guerra vandalica composta da Procopio di Cesarea: i marinai della flotta bizantina ricevono l’ordine di abbassare le vele grandi e innalzare i δόλωνες, qui definiti vele piccole, μικρὰ ἱστία (Procop. Vand. 1.17.5). Anche in questo caso l’operazione deve essere svolta in un momento di vento favorevole. Diversamente dagli altri passi citati, in quello di Procopio δ compare al plurale.

La definizione dei δόλωνες come vele piccole, fornita da Procopio, è usata dal lessico Suda, che cita testualmente questo passo. Polluce ed Esichio definiscono invece il δ come l’albero piccolo di un’imbarcazione; in particolare, secondo Polluce esso sarebbe il più piccolo dei tre alberi di una nave, e avrebbe un sinonimo, λόγγασος, non attestato altrove. Secondo Casson 1971, 237-8, il δ era composto da un piccolo albero, da un pennone e da una vela.

Prestito latino del vocabolo greco è il termine dolo/dolon, usato da Livio e spiegato da Isidoro di Siviglia: Liv. 36.44-45 e 37.30 (dolon è la vela usata per una rapida fuga; i brani si collocano nella guerra tra Romani e Antioco III); Isid. Etym. 19.3.3 (Dolon minimum velum, et ad proram defixum). Vd. TLL s.v. dolo, -ōnis; cfr. Assmann 1903.

Bibliografia
  • Assmann 1903: E. Assmann, s.v. Δόλων, in RE, 5.1, 1903, coll. 1288-9.
  • Boisacq 1916: É. Boisacq, Dictionnaire étymologique de la langue grecque, étudiée dans ses rapports avec les autres langues indo-européennes, Heidelberg-Paris 1916.
  • Casson 1971: L. Casson, Ships and Seamanship in the Ancient World, Princeton, NJ 1971.
  • Chantraine 1968-1980: P. Chantraine, Dictionnaire étymologique de la langue grecque, I-IV, Paris 1968-1980.
  • Frisk 1960-1972: H. Frisk, Griechisches etymologisches Wörterbuch, I-III, Heidelberg 1960-1972.
  • Van Dongen 2014: E.G.D. Van Dongen, Contributory Negligence: A Historical and Comparative Study, Leiden-Boston 2014.
Data inserimento 25/05/2025
Menu