Composto di →δόρυ e δρέπανον, “falce”; cfr. Chantraine, DELG, s.v. δόρυ, p. 294.
Poll. Onom. 1.120, τὰ δὲ ὅπλα τὰ μὲν τῆς νεὼς δέρρεις καὶ διφθέραι καὶ χαλκᾶ ἔμβολα, ὅθεν καὶ χαλκέμβολοι αἱ τριήρεις, τὰ δὲ τῶν ἐμπλεόντων ἀσπίδες, θώρακες, κνημῖδες, κράνη, ξίφη, δορυδρέπανα, χεῖρες σιδηραῖ. Ivi, 1.137, ἦν δὲ καί τινα δόρατα ‘ναύμαχα,’ ὡς φησὶν Ὅμηρος (O 389. 677), διὰ μήκους χρείαν συνηρμοσμένα ἐκ συμβολῶν. δρεπάνη, δορυδρέπανον. Ivi, 10.144, προσθετέον δὲ τούτοις ξίφη καὶ μαχαίρας καὶ κοπίδας καὶ ἀκινάκας καὶ ξυήλας καὶ δρέπανα καὶ δορυδρέπανα καὶ ἐγχειρίδια (contesto non navale). Cfr. Commentaria in Dionysii Thracis Artem Grammaticam, Scholia Marciana (partim excerpta ex Heliodoro, Tryphone, Diomede, Stephano, Georgio Choerobosco, Gregorio Corinthio), 378 l.23, πᾶσα πτῶσις ὀνομάτων συντίθεται κατ’ ἀρχὴν ἐν τοῖς συνθέτοις ὀνόμασιν, εὐθεῖα μέν, ὡς ἐν τῷ χηναλώπηξ δορυδρέπανον.
Il termine indica un’arma usata per assedi terrestri (Polyb. 21.27.4) e combattimenti terrestri (Poll. Onom. 10.144), che però poteva essere adoperata anche nei combattimenti navali, essendo parte dell’equipaggiamento di alcuni marinai, come attesta Polluce (Onom. 1.120). Ancora Polluce parla di armi composte da più pezzi, adoperate in battaglie navali; tra queste armi vi era lo strumento in esame (Onom. 1.137). L’attestazione principale in questo senso si trova in ambito romano, e si riferisce a un’arma usata dai soldati di Cesare in uno scontro navale con i Veneti, nel contesto della spedizione contro la Britannia: i primi, usando queste armi, resero inutilizzabili le vele delle navi dei secondi; vd. Strabo, Geographica, 4.4.1 = 195C. La menzione di tale arma deriva dalla conoscenza, diretta o indiretta, della narrazione di Cesare degli stessi avvenimenti: cfr. Caes. BGall. 3.14, Una erat magno usui res praeparata a nostris, falces praeacutae insertae adfixaeque longuriis, non absimili forma muralium falcium. Per come è presentata da Cesare, quest’arma era un’invenzione estemporanea dei suoi soldati, e assomiglierebbe ad armi usate in contesto poliorcetico (muralium falcium). Allo stesso episodio bellico si riferisce Cassio Dione in un passo che menziona il δ (Dio Cass. 39.43.4). Nel contesto di scontri navali, l’arma è attestata già da Platone (Lach. 183d5, 184a7); comparirà anche in Agazia (Historiae 192 ed. Keydell).
- Maraval 2007: Agathias, Histoires, Guerres et malheurs du temps sous Justinien, éd. par P. Maraval, Paris 2007.
- Trotta 1996: Strabone, Geografia: Iberia e Gallia. Libri III e IV, introduzione, traduzione e note di F. Trotta, Milano 1996.