harpagē (ἁρπάγη, ἡ)

Autore Simone Rendina
Traduzione Uncino
Termini trattati nella voce

ἅρπαξ, ἡ/ὁ «rampino»; λύκος «uncino, macchina da difesa per assedi».

Etimologia

Chantraine 1968-1980, I, 113-4 s.v. ἁρπάζω, ipotizza una derivazione del sistema al quale appartengono ἅρπαξ, ἁρπάζω e ἁρπάγη dal sostantivo ἅρπη, «falce». Frisk 1960-1972, I, 148-9 s.v. ἁρπάζω sostiene che all’origine del sostantivo ἅρπη ci sia l’«elemento monosillabico» ἅρπ-, dal quale deriverebbe anche la radice gutturale ἁρπαγ-. Boisacq 1916, 81 s.v. ἁρπάζω sostiene una derivazione dalla radice *srep-/*rep-; analogamente, Szemerényi 1964, 210-3 propone un’originaria radice indoeuropea *rep- da cui deriverebbe anche il latino rapio.

Attestazioni lessicografiche

ἁρπάγη in un contesto non nautico, nell’accezione di utensile da cucina o di uncino usato per sollevare un secchio da un pozzo: Poll. Onom. 6.88, 10.31, 10.98; Paus. Ἀττικῶν ὀνομάτων συναγωγή κ42; Hsch. α7389, ε3514 (ἁρπάγη, ἢ ἅρπαξ), κ4033, θ669. Sulla differenza tra ἁρπαγή e ἁρπάγη: Ammon. Diff. 73; Aelius Dionysius α175; (H)eren(n)ius Philo, De diversis verborum significationibus α28; Etymologicum Gudianum α203; Lexica Synonymica (De differentia vocabulorum) 57 s.v. ἁρπαγή; Philoponus, De vocabulis quae diversum significatum exhibent secundum differentiam accentus α12. Vd. anche Etymologicum Genuinum α689 (ἅρπαγος ἁρπάγη); Etym. Magn. p. 87 l. 36 (ἅρπαγος, ἁρπάγη).

Trattazione:

8.a. Ambito non nautico.

1) Nell’ambito alimentare-culinario, ἁρπάγη indica un uncino usato per prendere la carne ed è sinonimo del termine più specifico κρεάγρα: vd. p.es. Paus. Ἀττικῶν ὀνομάτων συναγωγή κ42; Hsch. κ4033. Per ἁρπάγη con questo significato, vd. anche Poll. Onom. 6.88; ἁρπάγη appartiene al lessico della tavola anche in Men. frg. 829. 2) Il termine ἁρπάγη può indicare l’uncino usato per sollevare secchi da pozzi: vd. Poll. Onom. 10.31; Etymologicum Gudianum α203; Hsch. α7389, ε3514. 3) In Eur. Cyc. 33, ἁρπάγη indica un rastrello usato come ramazza. 4) ἁρπάγη e ἅρπαξ possono talvolta indicare uno strumento usato per la difesa dagli assedi, collegato a macchine belliche. In Dio Cass. 66.4.4, nella narrazione dell’assedio di Gerusalemme da parte di Tito del 70 d.C., i Giudei adoperano uncini (ἁρπάγαι) per rimuovere gli arieti dell’esercito assediante. In Dio Cass. 74.11.2, nel racconto dell’assedio di Bisanzio da parte delle forze di Settimio Severo del 194 d.C., da macchine da guerra, collocate sulla sommità delle mura della città, sono fatti calare uncini (ἁρπάγαι) per sollevare e sabotare navi e macchine belliche avversarie. Il termine ἅρπαξ compare in Joseph. AJ 9.221 con il significato di strumento per assedio. In Cecaumenus (XI sec.), Strategicon 2.79, l. 10, ἅρπαξ, usato come sinonimo di λύκος, indica uno strumento adoperato per proteggersi da arieti. Per ἅρπαξ nell’accezione di strumento usato nei cerimoniali del Tempio di Salomone vd. Joseph. AJ 8.88; per ἁρπάγη nell’accezione di un utensile non meglio specificato, vd. infine Philoponus, De vocabulis quae diversum significatum exhibent secundum differentiam accentus α12.

8.b. Ambito nautico.

Appiano (B Civ. 5.12.118 Viereck) usa il termine ἅρπαξ per indicare una parte di uno strumento da battaglia navale congegnato da Agrippa in occasione della guerra tra Ottaviano e Sesto Pompeo. Lo strumento era composto da un pezzo di legno della lunghezza di cinque cubiti, rafforzato da ferro, e con anelli a entrambe le estremità. A uno dei due anelli era connesso l’uncino, un oggetto ricurvo di ferro (ὁ ἅρπαξ, σιδήριον καμπύλον), all’altro numerose corde, che tiravano l’uncino con la forza prodotta da una macchina, dopo che lo strumento, lanciato da una catapulta, si era agganciato a una nave nemica.

Successivamente, Appiano (B Civ. 5.12.119) riferisce la grande efficacia dello strumento (εὐδοκίμει δὲ μάλιστα ὁ ἅρπαξ) negli scontri navali tra le flotte di Ottaviano e di Sesto Pompeo. Grazie alla sua leggerezza, esso riusciva ad afferrare anche navi lontane, i cui soldati non riuscivano a rimuoverlo per via delle sue protezioni in ferro. Poiché lo strumento rappresentava una novità assoluta, le navi non erano munite di armi adeguate a contrastarlo, come falci fissate su pali. Benché le navi attaccate tentassero di allontanarsi, non riuscivano a liberarsi dallo ἅρπαξ, per via della forza esercitata dagli equipaggi che lo avevano lanciato.

Un’arma da battaglia navale chiamata ἅρπαξ doveva tuttavia esistere già nel III secolo a.C. Lo strumento è infatti menzionato da Moschione, in un brano riportato nei ‘Deipnosofisti’ di Ateneo (5.43, ll. 18-19 Kaibel), in riferimento alla nave di Ierone II, la ‘Syrakosia’, che sarebbe stata progettata da Archimede per scagliare armi da lancio come gli ἅρπαγες.

In un contesto militare, il termine ἁρπάγη è usato da Filone di Bisanzio (III secolo a.C.) per indicare uncini adoperati per rimuovere detriti dal fondale di un porto (Philo, Parasceuastica et poliorcetica 100.55). Nel Chronicon Toccorum Cephalleniensium del XV secolo (6.17.1886) il termine ἁρπάγη è attestato con il significato di arpione o rampino lanciato da una nave per bloccare una nave nemica.

Bibliografia
  • Boisacq 1916: É. Boisacq, Dictionnaire étymologique de la langue grecque, étudiée dans ses rapports avec les autres langues indo-européennes, Heidelberg-Paris 1916.
  • Chantraine 1968-1980: P. Chantraine, Dictionnaire étymologique de la langue grecque, I-IV, Paris 1968-1980.
  • Frisk 1960-1972: H. Frisk, Griechisches etymologisches Wörterbuch, I-III, Heidelberg 1960-1972.
  • Szemerényi 1964: O. Szemerényi, Syncope in Greek and Indo-European and the Nature of Indo-European Accent, Naples 1964.
Data inserimento 25/05/2025
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