proeressō (προερέσσω)

Autore Giovanni Vaglini
Traduzione "remare in avanti”, forse anche “far procedere la nave con la poppa avanti”.
Termini trattati nella voce

proseressō (προσερέσσω).

Etimologia

Derivato di ➔ἐρέσσω, “remare”, con l’apposizione del prefisso προ– (“in avanti”).

Attestazioni lessicografiche

Hsch. π 3426 s.v. προέρεσσαν: προέρεσ(σ)αν· προήλασαν. Sch. Il. I, 435b Erbse οὐ γὰρ ᾔδεσαν τῶν ἀνέμων τὸ παλίμβολον. ἄλλως τε ἐν Ἰλιάδι ταύτην μόνην ἔχων ἔκπλοιαν τρόπον ἐδίδαξε προσορμισμοῦ.

Vari scoli si concentrano sulla contrapposizione, sistematica nel testo omerico, fra le varianti προέρεσσαν e προέρυ(σ)σαν (vd. infra): vd. ad es. sch. D Il. I, 435c Erbse che approva προέρεσσαν. Sch. Od. IX, 73 Dindorf προερύσσαμεν] προερέσσαμεν διὰ τοῦ ε Ἀρίσταρχος. Sch. Od. XV, 497 Dindorf προέρυσσαν] προέρεσσαν, διχῶς.

Trattazione:

Verbo scarsamente attestato e forse soltanto omerico. Non è ben chiaro se abbia un significato generico (“far avanzare la nave remando”), oppure più pregnante a indicare una manovra ben precisa, ossia “far procedere la nave con la poppa in avanti”. Quando la nave veniva fatta attraccare con la poppa rivolta verso terra, infatti, i rematori dovevano vogare non all’indietro come di norma, ma in avanti, facendo così viaggiare la nave al contrario. “Remare in avanti”, quindi “rivolti in avanti”, significava pertanto compiere questa manovra.

Nella scena di Il. I, 432-9, la più completa descrizione di un approdo in Omero, fra le varie operazioni dettagliatamente elencate vi è anche il π: τὴν δ’ εἰς ὅρμον προέρεσσαν ἐρετμοῖς (“e fecero procedere quella [la nave], tramite i remi, verso l’ormeggio”, v. 435). In Od. XV, 496-9, una sorta di versione condensata dell’approdo di Il. I, si ripete identico τὴν δ’ εἰς ὅρμον προέρεσσαν ἐρετμοῖς (v. 497). In Od. IX, 73 αὐτὰς δ’ ἐσσυμένως προερέσσαμεν ἤπειρόνδε (“e quelle [le navi] spingemmo coi remi impetuosamente verso la terraferma”) non è chiarissimo quale sia la manovra descritta: i marinai sono sorpresi da una tempesta che lacera le vele della nave, quindi le ammainano in fretta e poi cercano un approdo d’emergenza. Non si capisce se la nave viene fatta ormeggiare con un “approdo mediterraneo” (Morisson, Williams 1968, 56), e quindi il π avviene come in Il. I, oppure se semplicemente nella fretta è spinta verso terra nel normale senso di navigazione, con la prua davanti. Troppo generico, infine, Od. XIII, 279 σπουδῇ δ’ ἐς λιμένα προερέσσαμεν per distinguere fra i due metodi di approdo (e si noti σπουδῇ– in due casi su quattro il π è associato a una manovra frettolosa); cfr. anche Eust. ad loc.

In ogni sua occorrenza omerica il verbo coesiste con una variante nella tradizione testuale, il che dimostra che ben presto cadde in disuso. In Il. I una parte della tradizione, facente capo ad Aristarco, riporta infatti προέρυσσαν (“trascinarono in avanti”) anziché προέρεσσαν, che invece è la lezione difesa fra gli altri da Didimo Calcentero (cfr. West 1998, app. ad loc.). Il primo verbo, tuttavia, indica in Omero l’azione di trarre in secco una nave sulla spiaggia, o più spesso di trascinarla in mare da quella posizione (Kurt 1979, 194-5), mentre qui si ha a che fare sicuramente con un ormeggio in cui la nave resta in acqua. προέρεσσαν è quindi certamente corretto. La lezione di Aristarco potrebbe essere derivata proprio dalla confusione fra i due metodi di approdo (Kirk 1985 , 99). La stessa indecisione tra i due verbi si ha nei passi odissiaci (vd. West 2017, app. ad loc.), ma προερέσσω è chiaramente la variante migliore in XIII, 279 (giacché non ha senso “tirare in secco” una nave in un porto) e XV, 497; più incerta la situazione di IX, 73.

Almeno in uno strato più antico della poesia omerica, comunque, sembra più probabile che π fosse pregnante: “remare rivolti in avanti”, e quindi “far procedere la nave con la poppa in avanti” (vd. ad es. Kurt 1979, 192 e n. 22). In Il. I e Od. XV, infatti, si ha certamente a che fare con degli approdi “mediterranei”, cioè con la poppa della nave rivolta alla terraferma.

L’unica altra possibile occorrenza di π nei testi letterari è in Ael. De Nat. Anim. XIII, 19. Vi si descrive il modo in cui vengono pescate le triglie nel mare dell’Epiro. Eliano afferma che i pescatori, calata la notte, salpano due per barca e εἶτα ἡσυχῇ κατὰ μικρὰ προσερέττουσι, “poi avanzano remando a poco a poco, in silenzio”, secondo i codici. προσερέττουσι , tuttavia, è un verbo mai attestato altrove, ragion per cui Reiske ha proposto di correggere in προερέττουσι, “remano in avanti” (anche LSJ s.v. προσερέσσω registra il termine semplicemente come variante erronea di π). Non è semplice decidere, poiché non è del tutto perspicua la manovra che Eliano descrive. Poco dopo si dice che uno dei due pescatori imbarcati dispone “la sua estremità della barca” in modo da farla pendere verso l’acqua come una sorta di passerella. Se con questo si indica la poppa, è possibile che Eliano utilizzasse π in senso ipertecnico: la barca sarà avanzata con la poppa in avanti, e quindi la vogata doveva avvenire “al contrario”. Ma, se comunque προερέττουσι è la lezione corretta, è anche possibile che qui voglia dire semplicemente “spingere la nave in avanti coi remi”.

Bibliografia

Kirk 1985: G.S. Kirk, The Iliad: A Commentary.Vol. I: Books 1-4, Cambridge 1985.
Kurt 1979: C. Kurt, Seemännische Fachausdrücke bei Homer, Göttingen 1979.
Morrison, Williams 1968: J.S. Morrison, R.T. Williams, Greek Oared Ships, Cambridge 1968.
West 1998: M.L. West, Homeri Ilias, Stuttgart, Leipzig 1998.
West 2017: M.L. West, Homerus– Odyssea, Berlin, Boston 2017.

Data inserimento 08/07/2023
DOI 10.25429/sns.it/lettere/lgnn0004
Menu