selma (σέλμα, τό)

Autore Federico Della Rossa
Traduzione banco per i rematori, ponte
Etimologia

La parola è etimologicamente affine a ➔σελίς “trave, banco di rematori”; vd. Chantraine 1968-1980 e Beekes, van Beek 2010 ss. vv.

Termini linguisticamente connessi

Derivato di σ è εὔσελμος “dai buoni banchi”, sempre riferito a navi (Hom. [ἐΰσσελμος], Stes. fr. 91a Finglass 2, [Eur.] Rh. 97): cf. Cunliffe e LfgrE ss.vv.

Attestazioni lessicografiche

Poll. 1.89 τὸ δὲ ζυγὸν καλεῖται καὶ κληὶς καὶ σέλμα; Hsch. σ 393 σέλματα· τὰ ζυγὰ τῆς νεώς. ἢ τὰ ἀπὸ τοῦ ζυγοῦ εἰς τὸν ζυγὸν διαστήματα. ἢ αἱ καθέδραι τῶν ἐρετῶν. καὶ συναρμογαὶ τῶν σανίδων; Ep. Hom. ε 52 ἐϋσέλμοιο· ὄνομα σύνθετον εὔσελμος ἐκ τοῦ εὖ μορίου καὶ τοῦ σέλμα, ἡ τῶν ἐρεσσόντων καθέδρα (cf. Et. Gud. ε p. 565; Et. Magn. p. 398 K.; Et. Sym. ε 986).

Trattazione:

Il significato più generico di σ è “tavolato”, “trave”. Il termine si ritrova anche in contesti non marinareschi per indicare delle parti di fortificazioni (Aesch. Sept. 32, con l’utile commento di Hutchinson 1985 ad loc.) o di travi per la costruzione (Strab. 5.2.5).

Il sostantivo, perlopiù poetico, indica, nello specifico contesto navale, il banco dei rematori. Esso è presupposto da Omero, che utilizza l’aggettivo ἐΰσσελμος (vd. supra). La sua prima attestazione è in Archiloco (fr. 4 IEG 6), dove una persona è chiamata a correre διὰ σέλματα νηός per portare da bere (non è necessario ritenere che la scena dovesse essere realistica: cf. Swift 2019 ad loc.). Con questo significato si trova più volte in tragedia: Aesch. Pers. 358, Ag. 1442, Eur. Or. 242. In Aesch. Ag. 183 il σέλμα σεμνόν degli dèi è un’espressione metaforica che fa riferimento al banco del timoniere, posto più in alto rispetto a quelli dei rematori (vd. Medda 2017 ad loc. con van Nes 1963, 102-4, e Kurt 1979, 123); non si deve quindi ravvisare un utilizzo generico del termine con il significato di “seat, throne” (come si ritiene in LSJ s.v. σ, I, 3). Tale accezione si ritrova poi anche in Dionisio Calco (fr. 4 IEG 5), all’interno di una metafora in cui i poeti sono paragonati a rematori: vd. Fongoni 2017, 288-91, e Catenacci 2018. Altre attestazioni sono presenti in Apollonio Rodio (1.528, 3.167), Polemon 2 (1934-40) 28,3 (293-250 a. C.), RICIS 202/1801 152 (I sec. a. C.), Dione Crisostomo (12.23; è la prima attestazione in prosa di σέλμα con il significato navale, ma, com’è chiaro dal fatto che si parla dei combattenti a Troia, l’uso della parola è omerizzante), Achill. Tat. 3.3.3, Opp. cyn. 4.261, Nonn. Dion. 45.149.

σ, per estensione, passa poi a indicare l’intero ponte di una nave: ciò è evidente da Hymn. Hom. in Dionysum (7) 47 (l’inno è probabilmente da datare alla seconda metà del VI sec. a. C.: vd. West 2003, 16-7), dove Dioniso, trasformatosi in leone, sta ἐπὶ σέλματος ἄκρου. Càssola 1975 ad loc. osserva che «dovrebbe significare “ponte”, perché è difficile che il leone stia in equilibrio sul banco dei rematori. Ma l’interpolatore non va tanto per il sottile, e questo passo non basta a provare che σέλμα abbia mai avuto il senso di “ponte”», accogliendo l’espunzione dei vv. 45-7 proposta da Sparshott 1963. Essa si basa, però, su considerazioni sintattiche e logiche insufficienti per l’espunzione, come ha sottolineato James 1975, 19, n. 3. Questo significato è presente anche nel dramma attico: vd. Soph. Ant. 717, Eur. Hel. 1566, Cycl. 144. Il significato di “ponte della nave” è inoltre presente in una metafora di Eur. Cycl. 506: il Ciclope ha bevuto e parla di sé come di una nave da carico (ὁλκάς) carica di vino fino al ponte (ποτὶ σέλμα γαστρὸς ἄκρας): cf. Casson 1971, 220. Vd. anche Opp. hal. 5.175 (un cetaceo potrebbe far affondare i σέλμα[τα] νηῶν di alcuni pescatori), Philostr. uita Apollonii 3.35, Nonn. Dion. 39.319, Colluth. 324.

Il termine, generalizzandosi ancora, passa a essere sineddoche per “nave”. Ciò accade in Lyc. Alex. 1217 e nell’epigramma di Archimelo (SH 202) per la Syracusia di Ierone II (Casson 1971, 184-99): in una Ringkomposition la nave è chiamata σέλμα al v. 1 e al v. 17.

Bibliografia
  • Beekes, van Beek 2010: R. Beekes, L. van Beek, Etymological Dictionary of Greek, Leiden / Boston 2010.
  • Càssola 1975: F. Càssola, Inni omerici, Milano 1975.
  • Casson 1971: L. Casson, Ships and Seamanship in the Ancient World, Princeton 1971.
  • Catenacci 2018: C. Catenacci, Feace, «i rematori delle Muse» e un caso di auto-metapoiesis simposiale (Dionisio Calco, fr. 3 e fr. 5 Gent.-Pr. = fr. 4 e fr. 5 West), RCCM, LX, 2, 2018, 383-90.
  • Chantraine 1968-1980: P. Chantraine, Dictionnaire étymologique de la langue grecque, Paris 1968-1980.
  • Fongoni 2017: A. Fongoni, «Marinai del simposio e rematori di coppe» (Dionys. Chalc. fr. 5, 2 Gent.-Pr.). L’elegia simposiale nell’Atene di V-IV sec. a. C., in A. Gostoli (a cura di) Poeti in agone. Competizioni poetiche e musicali nella Grecia antica, Turnhout 2017, 279-97.
  • Hutchinson 1985: G.O. Hutchinson, Aeschylus. Septem contra Thebas, Oxford 1985.
  • James 1975: A.W. James, Dionysus and the Tyrrhenian Pirates, Antichthon, IX, 1975, 17-34.
  • Kurt 1979: C. Kurt, Seemännische Fachausdrücke bei Homer, Göttingen 1979.
  • Medda 2017: E. Medda, Eschilo. Agamennone, Roma 2017.
  • Sparshott 1963: F.E. Sparshott, Homeric Hymn 7. 44–48, CR, XIII, 1963, 1-2.
  • Swift 2019: L. Swift, Archilochus. The Poems, Oxford 2019.
  • van Nes 1963: D. van Nes, Die maritime Bildersprache des Aischylos, Groningen 1963.
  • West 2003: M.L. West, Homeric Hymns. Homeric Apocrypha. Lives of Homer, Cambridge (MA) / London 2003.
Data inserimento 09/07/2023
DOI 10.25429/sns.it/lettere/lgnn0009
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